Sostenibilità integrale

Carlo Dalmonte, presidente de Caviro Italia

Sostenibilità è una parola oggi tanto, forse troppo, utilizzata. Così frequentemente e così “velocemente”
che talvolta la sensazione è che se ne stia perdendo il significato originale, completo.
Tra le varie definizioni di sostenibilità ce n’è una che mi sembra doveroso riportare perché più vicina al
modo in cui il Gruppo Caviro approccia ogni giorno il proprio modo di fare impresa:
Sostenibilità è “modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione
presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
In questo senso il concetto di sostenibilità chiama ognuno di noi, sia come cittadini che come imprenditori,
in questo caso cooperativi, a una “presa di coscienza” verso il futuro, a occuparci di cosa lasciamo a chi
verrà dopo di noi.
Caviro, ha scelto di fare della propria sostenibilità uno strumento di competizione oltre che di
responsabilità sociale. Questo perché come impresa cooperativa sentiamo forte la responsabilità di non
compromettere le risorse della comunità e, allo stesso tempo, di assicurare il miglior reddito per i nostri
soci. Così l’attività di valorizzazione dei sottoprodotti vitivinicoli, che portiamo avanti sin dalla nascita e che
rappresenta oggi un modello completo di economia circolare, ci ha consentito di raggiungere entrambi gli
obiettivi e ci spinge a fare sempre meglio.
E la nostra, ci tengo a sottolinearlo, è una sostenibilità concreta, perché operiamo nell’economia reale,
investendo in tecnologia e competenza e assumendoci il rischio delle nostre scelte.
Ogni anno il Gruppo Caviro presenta un Bilancio di Sostenibilità certificato, in cui mettiamo in evidenza tutti
gli aspetti ambientali, sociali ed economici del nostro operato. Inoltre abbiamo aperto uno spazio di
riflessione, il magazine Innesti, interamente dedicato alla sostenibilità, per diffondere un modo di vivere e
un modo di scegliere alla portata di tutti, e non solo di chi fa impresa. Un luogo in cui ci si mette nei panni
dell’“altro” per ritornare a sé, più consapevoli del cambiamento che possiamo rappresentare.
Il tutto cercando di evitare il pericolo che il termine sostenibilità venga ricondotto esclusivamente ai temi
ambientali; a un ambientalismo “da salotto”, poco concreto e molto pericoloso per la filiera
agroalimentare. Perché i sacrifici che questo cambiamento di prospettiva comporta non diventino un costo
a carico dei produttori, ma avvengano in un sistema equilibrato e vigile che oltre della sostenibilità sociale e
ambientale tenga sempre conto anche della sostenibilità economica.
Uno scenario interessante e stimolante, uno spazio di innovazione futuribile che in Caviro stiamo cercando
di perseguire.

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